Le origini di questa parrocchia risalgono al 1500, quando la famiglia trevigliese dei Rozzone si fece costruire una Corte fortificata lungo i confini nord-orientali del territorio trevigliese e ne adibì parte ad Oratorio per le celebrazioni delle funzioni religiose.
All’inizio riservato ai famigliari ed alla servitù, con il crescere dei caseggiati e della Comunità attorno alla Corte Castello, l’oratorio divenne aperto a tutti, consentendo ai massari di seguire le funzioni religiose senza dover andare alla lontana chiesa di San Martino in Treviglio.
La cappella era posta al piano terreno, nell’angolo posto sulla destra del portone d’ingresso e vi si accedeva attraverso una porta ad arco, protetta da una cancellata. Aveva la forma di una semplice stanza, priva di decorazioni, ornata solamente da un altare in legno addossato alla parete di fondo, al quale mancava il tabernacolo.
Il 30 giugno 1523, si concedeva “agli uomini del luogo di Castel Rozzone la facoltà di costruire la Chiesa in onore di San Bernardo, affinché in essa si celebrassero la S. Messa ed i divini Uffizi e si amministrassero i Sacramenti”. Il documento portava la firma del Vicario Generale di Pontirolo Vecchio Mons. Andrea Serbelloni.
L’autorizzazione ecclesiale fu accolta con entusiasmo e si diede inizio alla costruzione del nuovo edificio e la Comunità pur nella ristrettezza del vivere quotidiano, si impegnò a dare il suo obolo per la progettata costruzione. I Visconti con elargizione gratuita misero a disposizione della Comunità un appezzamento di terra, atto ad ospitare sia la Chiesa che un piccolo Cimitero. Tutti diedero gratuitamente il loro aiuto nei lavori di sbancamento, di scavo e di costruzione dei muri, mentre chi era provvisto di carro e cavallo si recava sulla riva del fiume Serio per rifornire il cantiere di sabbia e sassi.
La consacrazione della nuova Chiesa dedicata a San Bernardo Abate, ancora spoglia e priva di ogni ornamento, avvenne il 6 ottobre 1544. Tutte le funzioni religiose della Comunità vennero quindi trasferite dalla Cappella, rimasta in funzione fino ad allora.
La nuova chiesa parrocchiale, pur avendo ottenuto la facoltà di celebrarvi la Messa, i divini Uffici e di amministrarvi i Sacramenti, non era eretta in titolo, né in prebenda per la mancanza di dote o di beneficio fisso e perpetuo in grado di assicurare il sostentamento del Sacerdote ed il regolare funzionamento della vita ecclesiale di una Parrocchia.
Pertanto i fedeli di Castel Rozzone, per assicurare alla propria Chiesa la presenza continua di un prete, introdussero la consuetudine di cercare essi stessi un Sacerdote che, libero da altri impegni e dietro compenso fosse disposto a trasferirsi e risiedere in permanenza al Castello Rozzone per svolgervi le mansioni di Parroco. Il nominativo prescelto era poi segnalato alla Cancelleria Arcivescovile che con proprio decreto ne confermava la nomina e gli accordava la facoltà, rinnovabile di anno in anno come un vero contratto, di celebrare la Messa e di amministrare i Sacramenti nella Chiesa di S. Bernardo, esercitandovi la cura delle anime.
Nel 1566 la Chiesa di San Bernardo ricevette in visita pastorale S. Carlo Borromeo. Il Santo visiterà ancora la parrocchia, in veste di Cardinale nel 1605 e nel 1613. A San Carlo Borromeo la Parrocchia di S. Bernardo deve l’istituzione di una bella e suggestiva consuetudine: la preghiera vespertina dell’Ave Maria.
Per quante ricerche siano state fatte, non è stato possibile stabilire l’esatto anno della ricostruzione della nuova Chiesa. Quella di Castel Rozzone era ormai riconosciuta come Parrocchia autonoma e quindi tutto il carteggio che la riguardava era conservato nel locale archivio. La sua distruzione nell’incendio del 1906 ci ha privati purtroppo di tante informazioni storiche sulla parrocchia.
Dagli scritti del Vicario Foraneo sappiamo che nel 1709 funzionava ancora la vecchia Chiesetta costruita nel 1523, mentre nelle “Memorie” del Canonico G.M. Camerine si fa elogio per la nuova Chiesa di S. Bernardo.
Da qui seguirono altri interventi di ristrutturazione della Chiesa fatti eseguire dai Parroci che seguirono. Nel 1929 sotto la cura di Don Francesco Galbiati venne ristrutturata la chiesa, la vecchia Canonica, venen rifatto il tetto, la facciata del campanile e della Chiesa, e venne affrontata la manutenzione straordinaria della chiesetta dei morti del Contagio.
Il recupero e la pulizia di tutte le opere artistiche della Chiesa (affreschi, tele, statue, arredi ecc …), il rifacimento della pavimentazione, il recupero dell’organo e il rifacimento del campetto da calcio è stato seguito dai Gruppi sotto la cura di Don Aurelio Redaelli.